La Battaglia di Baùco

Monumento in ricordo della Battaglia di Baùco

La Battaglia di Baùco. É il ventotto gennaio del 1861, l’annessione delle Due Sicilie è praticamente completata e l’esercito piemontese appare più determinato a stroncare sacche della della resistenza filo borbonica.

In Ciociaria, il fenomeno della resistenza è tenuto in vita da Luigi Alonzi, guardia boschi che al crepuscolo del regno di Francesco II viene insignito dei gradi di generale di un esercito ormai in liquefazione. Tuttavia, la banda di Chiavone presidia Sora, città natale del capobrigante, e riesce a respingere l’ennesimo tentativo dei piemontesi di liberare la città. Il generale sabaudo De Sonnaz decide di inseguire la banda ma i briganti si dirigono, come al solito nei rovesci di fortuna, verso il confine papalino per riorganizzarsi.

A pochi chilometri dal confine trovano rifugio nella vicina Abbazia di Casamari e lì ricevono ospitalità e cure per i feriti.
Contravvenendo al diritto internazionale de Sonnaz ordina alla sua brigata di sconfinare nelle terre del Papa e si accinge ad assediare il convento per intrappolare i briganti.

Alonzi è coadiuvato da un altro comandante, il legittimista alsaziano Théodule de Christen che guida soprattutto ex soldati borbonici siciliani. I due, accortisi della presenza del nemico, il 22 gennaio partono in tutta fretta verso il torrente Amaseno e i monti Ernici, attestandosi nell’antica Baùco. L’eccellente accoglienza dei baucani e il senso di sicurezza che infonde la cittadina, posta su una collina e circondata da mura medioevali, dà tranquillità ai filoborbonici.

Nel frattempo il generale, avendoli visti uscire dal monastero e non potendoli più raggiungere, si macchia di ignominia ordinando di vendicarsi con il saccheggio del luogo sacro. Un testimone oculare, il gesuita padre Antonio Onorati descrive la barbarie dei piemontesi che in poche ore misero a ferro e fuoco il monastero.

All'alba del giorno successivo il generale sabaudo De Sonnaz marció verso Bauco con 3500 uomini al seguito. Piazzata l’artiglieria intorno alle pendici del colle, iniziano i bombardamenti.

Una sorta di paura attanaglia alla gola i 400 residenti del piccolo borgo che nel frattempo avevano offerto ospitalità a Chiavone ed alla sua banda. Un intero battaglione si lancia alla carica ma un vigoroso fuoco di sbarramento degli assediati rende vano il tentativo, molti soldati cadono sul campo. De Sonnaz ordina alla batteria di far fuoco sul Bauco da una distanza di circa 700 metri, i napoletani ad ogni colpo gridano “Viva Francesco II” causando non poco nervosismo tra gli attoniti nemici.
Il bombardamento va avanti per sei ore in modo serrato e subito dopo mezzogiorno i piemontesi tentano nuovamente un assalto ma non riescono a raggiungere le mura di Bauco per via del fuoco napoletano che li falcia a qualche metro dallo sbarramento.
Le truppe regolari dei Savoia sono costrette a ritirarsi in malo modo lasciando sul campo un tappeto di cadaveri e feriti. Seppur combattuta in territorio Pontificio e quindi di scarso rilievo per l’esito finale del conflitto la battaglia di Bauco rimane negli annali perché è l’ultima, tra quelle combattute lontano da Gaeta, che volse in favore di Francesco II.

La popolazione di Bauco, che nel frattempo aveva cambiato il nome della cittadina di Boville Ernica, eresse un monumento in ricordo della celebre battaglia nel gennaio del 1900.

(Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio 2024)

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