Articolo pubblicato sul settimanale "L'Espresso" del 6 marzo 2008:
"Air force Ciociaria
di Gianluca Di Feo
Frosinone, porta dell'Afghanistan. Nessuno scherzo: da quando la Nato combatte contro i Talebani la base dell'aeronautica è diventata una palestra preziosa. Gli elicotteristi di mezza Europa vengono ad allenarsi nel Lazio, ospiti del 72mo stormo italiano, sfiorando le cime dei Monti Lepini come se si trattasse delle vallate dove si nasconde Osama Bin Laden. Ed ecco che le grotte dove un tempo si annidavano i briganti sanfedisti adesso servono a simulare i rifugi dei mujaheddin integralisti. Persino i primi piloti dell'aviazione di Kabul sono stati spediti dal governo Garzai per mettere le ali lungo l'Appennino centrale, sentendosi praticamente a casa. Un'occasione unica sfruttata da alcuni paesi europei, che non dispongono di poligoni alpini. O che, soprattutto d'inverno, preferiscono non allestire giochi di guerra tra la neve e le cabinovie, nel timore di provocare slavine o disastri come quello del Cermis. Sulle vette dei Lepini e degli Ernici nessuno scia e gli elicotteri possono scorrazzare a tutto motore.
Tra i primi a intuire le opportunità del "Ciociaristan" sono stati gli olandesi, che mantengono nella regione di Kandahar una spedizione impegnata in prima linea. Nei Paesi Bassi di montagne non ne esistono e le Alpi rappresentano una sfida troppo impegnativa per i neofiti del volo ad alta quota. Così dal 2002 le squadriglie olandesi hanno fatto il nido a Frosinone, dove imparano a sopravvivere tra le rocce e colpire i talebani. A turno, formazioni di elicotteri da battaglia, i potenti AH-64 Apache, si alternano nei wargames con i Coguar per il trasporto delle squadre d'assalto. Spesso, gli Apache volano con i missili agganciati ma l'Aeronautica militare nega che ci siano mai state esercitazioni a fuoco nel Lazio. La presenza degli ordigni servirebbe solo per sperimentare tutti i sensori elettronici di queste corazzate volanti.
Non sempre nelle simulazioni fila tutto liscio. L'ultima missione olandese a Frosinone si è trasformata in un'odissea fantozziana, descritta dal mensile britannico "Air Forces". A fine ottobre 2007 una squadriglia di quattro Apache è atterrata nel Lazio per completare l'addestramento in vista di un nuovo turno di azioni in Afghanistan. Ma dopo i primi voli, si teme il disastro. Subito dopo il decollo, a bordo di uno degli elicotteri viene segnalato un incendio: ci sono fiamme in entrambi i motori. L'equipaggio riesce ad attivare la procedura di emergenza e calare in un campo senza troppi danni. Ma il timore che l'avaria potesse essere stata provocata da qualche sostanza nel carburante ha fatto scattare l'allerta totale: anche gli altri tre Apache vengono fatti scendere di corsa.
La causa del problema è ancora misteriosa. Probabilmente c'è stato un errore nella miscelazione del combustibile. Colpa degli italiani? No, fanno sapere dallo Stato maggiore dell'aeronautica, gli olandesi fanno tutto da soli: si portano da casa persino le cisterne per il pieno. Quello che gli aviatori olandesi non potevano certo portarsi dietro era un'officina completa per revisionare i motori della squadriglia. E nemmeno il vicino stabilimento dell'Agusta può intervenire sugli Apache prodotti negli Usa. E tutto andava fatto di fretta: a gennaio il reparto era atteso in Afghanistan.
A quel punto il comando olandese ha cercato di noleggiare uno dei giganteschi cargo Antonov per imbarcare i quattro elicotteri e riportarli in patria. Ma gli Antonov sono richiestissimi per traslocare mezzi delle missioni sparse nel mondo: il primo volo libero sarebbe stato disponibile solo dopo Natale. Troppo tardi. L'unica soluzione era quella di smontare eliche e carrelli, caricare degli Apache su dei tir speciali e farli marciare attraverso l'Europa. Il convoglio è stato organizzato, pronto a partire per il 12 dicembre. Peccato che in quei giorni i camionisti italiani avessero deciso il grande sciopero. Nemmeno la scorta dei carabinieri ha potuto aprire un varco sull'Autosole per la colonna degli Apache azzoppati: nulla da fare. Il serpentone si è potuto mettere in viaggio solo il 17, quando tutte le code sono state smaltite: il tour lungo la penisola, l'Austria e la Germania è durato altri tre giorni. Più ostinati dei talebani, i padroncini campani che bloccavano la Roma-Napoli non si sono intimoriti neanche davanti alle cannoniere".
(Ultimo aggiornamento: 5 Marzo 2008)