Argil, “L’uomo di Ceprano“ (come è ormai conosciuto in tutto il mondo fra gli addetti ai lavori della paleoantropologia), il resto fossile che è stato affettuosamente chiamato “Argil” dal suo scopritore (perché ritrovato in uno strato d’argilla), l’uomo a cui apparteneva quel cranio, è tra i più antichi europei che conosciamo. Non solo. È una prova di tesi evolutive che potevano apparire azzardate; esso apre un mondo di ricerche che potranno gettare nuova luce sul nostro passato e sull’ evoluzione umana.
La sua scoperta, avvenuta una domenica di marzo del 1994 dopo 25 anni di esplorazioni in quel territorio (e non casualmente come a volte si legge), si deve al professor Italo Biddittu attuale direttore del Museo Preistorico di Pofi e studioso in campo preistorico. Mentre scrutava la terra, smossa e inumidita dalle recenti piogge, con occhio di chi sa riconoscere le stratigrafie geologiche, Biddittu notò qualcosa nello strato argilloso. Si trattava di un piccolo frammento, qualche centimetro appena, d’osso. Scrutando per bene nel terreno sezionato dai mezzi meccanici, apparve allora in situ, la massiccia arcata orbitaria di un cranio umano. Non c’erano dubbi, si trattava di un reperto antichissimo, centinaia di migliaia di anni. Sulla base della posizione del reperto, che giaceva al di sotto del livello a ghiaie con manufatti acheuleani della serie del limitrofo giacimento di Colle Avarone, e in seguito alla ormai nota datazione del giacimento di Anagni Fontana Ranuccio, attribuì al reperto la data di mezzo milione di anni. Riprese a cercare meglio con emozione crescente. Raccolse altri frammenti nella terra smossa, e altri ancora, a decine, che appartenevano tutti allo stesso cranio; aveva trovato finalmente il fossile di ominide a cui le sue scoperte alludevano da decenni: dalle nostre parti non si erano mai visti i resti fossili di un essere umano così arcaico. Iniziò inoltre un lavoro meticoloso di setacciatura del sedimento e di scrupolosa ricostruzione stratigrafica. Se ne occupò per varie settimane un piccolo nucleo dell’ Istituto Italiano di Paleontologia Umana, presso il quale Biddittu opera da anni, coordinato dal geologo Aldo Segre. La scoperta fu poi notificata alla Soprintendenza Archeologica del Lazio.
Prima che il fossile umano potesse essere studiato, fu necessario ricostruirlo, mettendo assieme come in un puzzle gli oltre 50 frammenti che erano stati rinvenuti nel sito. Un lavoro che, tra operazioni tecniche, confronti e revisioni critiche, ha richiesto alcuni anni. Ne è venuto fuori un cranio di proporzioni massicce, appartenuto a un poderoso maschio adulto di una specie estinta del genere Homo. Purtroppo, nonostante i tentativi reiterati, non si è riuscito a trovare altri resti fossili dello stesso individuo, ma solo decine di manufatti litici sia più antichi che più recenti del cranio. E l’uomo di Ceprano resterà per sempre senza faccia, forse danneggiata dalle ruspe durante i lavori. Ma anche così, il cranio rimane un reperto di straordinaria importanza per la determinazione dell’evoluzione umana in Europa. Non si era mai visto un resto umano così arcaico nel continente europeo, con così forti reminescenze asiatiche e africane. Grazie all’esame stratigrafico del sito di ritrovamento, il cranio di Ceprano è stato datato in una prima fase degli studi in un intervallo compreso fra 800 e 900 mila anni fa. Gli studi successivi, ancora in corso, attribuiscono più ragionevolmente al reperto una età di circa 500.000 anni.
L’uomo di Ceprano apparteneva quasi certamente a una importante fase di diffusione di ominidi provenienti dall’Africa ma non tra le più antiche tra quelle note in Europa. Nel Lazio meridionale e nella stessa provincia di Frosinone sono noti giacimenti preistorici, scoperti da Italo Biddittu, datati fino a un milione di anni fa o anche più antichi, purtroppo documentati solo da manufatti in pietra e non da fossili umani. L’uomo di Ceprano rappresenta comunque un tassello importante nell’ambito del record fossile dell’Europa antichissima, percorsa in tempi diversi da ominidi per ora noti attraverso le specie Homo antecessor, Homo cepranensis, Homo heidelbergensis, tutti più antichi (e qualcuno di loro anche antenato) del più noto Uomo di Neandertal che occuperà l’Europa per decine di migliaia di anni fino all’arrivo di Homo sapiens, la nostra specie.
Testo tratto da: “Argil L’uomo di Ceprano”. A cura di G. Manzi, L. Morsella & B. Saracino 2004, modificato da I. Biddittu 2010.
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- Ultimo aggiornamento: 15/11/2021