«Da femminista dico che Le donne devono poter scegliere. Ma l’aborto è l’ultima via di fuga, non un diritto»
«Quello che mi colpisce è che io sono molto equivocata nelle mie posizioni politiche, sia a destra che a sinistra, sia da parte laica che cattolica, mentre per me c’è un fortissimo filo di continuità che attraversa la mia storia. Ed è proprio quello che ho imparato crescendo nel partito radicale». Ha raccontato così il suo percorso politico Eugenia Roccella, ministro per la Maternità, la famiglia e le pari opportunità, durante l’incontro di ieri sera, 29 agosto, a Gallinaro, in provincia di Frosinone, durante il Festival delle Storie che si sta svolgendo, fino a sabato 31 agosto, in diverse località della Valle di Comino.
La ministra Roccella ha presentato, insieme al direttore artistico del festival Vittorio Macioce, il suo libro “Una famiglia radicale” (Rubbettino, 2022). Ed è stata l’occasione per ripercorrere il suo cammino dal Partito radicale durante gli anni Settanta alla più recente esperienza che l’ha portata ad aderire a Fratelli d’Italia e poi a ad assumere la responsabilità del dicastero nel governo Meloni.
«Mio padre Franco, pure essendo stato uno dei fondatori del Partito radicale era contrario all’aborto – ha continuato il ministro Roccella, dopo aver raccontato della morte di sua sorella in ospedale, a pochi giorni dalla nascita – Penso che se già ci fosse stata la legge 194 sarebbe stato meglio se mia madre avesse abortito, in lei c’era questo elemento di rifiuto del materno. Ma il diritto all’aborto non è un diritto, non esiste e non era così per le femministe. Ci sono moltissimi libri femministi che dicono che l’aborto esula dal diritto, perché il diritto non tiene conto del materno, che è sempre un’eccezione. L’idea che avevamo era vivere la maternità come libera scelta e per avere questo l’ultima via di fuga era l’abolizione del codice Rocco. Così abbiamo fatto il referendum sull’aborto per modificare questo articolo e io ho fatto il digiuno, una raccolta di firme per ottenere la legge sull’aborto, che penso sia l’ultima via di fuga. Questa legge penso che sia una legge equilibrata, ma nessuna donna è felice di abortire, ogni donna quando è incinta dice “aspetto un bambino”, non dice “aspetto un grumo di cellule”. Per questo l’autodeterminazione della donna è fondamentale, la donna deve poter scegliere di essere madre o non esserlo, perché non tutte le donne hanno questa vocazione. Le donne devono poter scegliere ma l’aborto è l’ultima via di fuga non un diritto».
Secondo Roccella «la neutralità non esiste. O si è donne o si è uomini, altrimenti noi rimaniamo donne vittime di ingiustizia, se non si riconosce la differenza non si riconoscono davvero le pari opportunità. La differenza non può essere un elemento di inferiorità o esclusione, è una grande finzione la neutralità che alla fine schiavizza la donna. Penso anche all’uso del neutro, della schwa, le vocali rovesciate… Ognuno può fare le scelte che vuole ma esistono i maschi e le femmine. La libertà personale, la libertà sessuale devono essere assicurate ma questo non vuol dire che per fare questo dobbiamo annegare il femminile».
Parlando della morte della madre Wanda, in giovane età, per emorragia cerebrale, Roccella ha affrontato anche il tema della malattia e della dignità della persona. «Con lei in coma ho avuto la percezione evidente del fatto che una persona resta persona in qualunque condizione, deve mantenere la propria dignità di persona e gli altri devono continuare a vederla come una persona. Trovavo terribile sentire “è un vegetale”, perché è come se fosse morta. No, non è morta, la morte è una cosa diversa. Finché una persona c’è, non è morta, e non puoi non trattarla con la dignità che si deve tributare a ogni essere umano. Quello è stato un momento di grande svolta anche nel mio percorso di fede».
Il Festival continua il 31 agosto a Atina. Il programma completo è online su www.festivaldellestorie.it.
(Ultimo aggiornamento: 30 Agosto 2024)