Pasquale Rotondi

Chi era: Soprintendente alle belle arti Nato a: Arpino il 12 maggio del 1909

pdf64 2018PASQUALE ROTONDI PITTORE

La sua attività Nel 1928 si iscrisse presso l’Università di Roma ed iniziò a seguire i corsi del professore Adolfo Venturi. Si laureò nel 1932 con Pietro Toesca con una tesi su Pietro Bernini. Dal 1933 al 1936 lavorò presso la Soprintendenza di Ancona e successivamente diresse la Galleria Orsini a Roma. Essendo ormai imminente la guerra e nel timore delle razzie tedesche, nel 1938 fu incaricato dal ministro Bottai e da Giulio Carlo Argan di individuare un luogo dove custodire il patrimonio artistico italiano. Tra il 1939 ed il 1949 tornò nelle Marche con l’incarico di Soprintendente, ma visse ad Urbino dove insegnò storia dell’arte presso l’università e si dedicò al riordino del Palazzo Ducale. A partire dall’inverno del 1939 il governo attivò il piano d’emergenza per la salvaguardia del patrimonio artistico con il nome di “Operazione Salvataggio”, mentre l’incarico fu affidato a Rotondi, allora trentunenne, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia. Egli aveva il compito di coordinare queste attività, a lui facevano capo anche altri soprintendenti di Roma, Venezia e Milano.

L’impresa era nata principalmente per salvaguardare il patrimonio dai bombardamenti nemici, ma anche a titolo precauzionale, contro i saccheggi nazisti. Già dal 1938 Hitler aspirava ad accaparrarsi molte opere d’arte italiane e lo stesso Mussolini, per compiacere l’alleato tedesco, gli donò un numero considerevole di capolavori della pittura rinascimentale italiana. Nel settembre del 1943 fu istituita dai tedeschi una struttura amministrativa denominata Abteilung Kunstschutz (letteralmente: reparto di protezione dell’arte). Ufficialmente questo organismo aveva la finalità di proteggere il patrimonio storico-artistico, ma il risultato fu che trafugò molti oggetti di rilevante valore storico e materiale librario.

Nel valutare i caratteri di sicurezza dei siti che dovevano ospitare i beni artistici, Rotondi tenne in considerazione la lontananza da possibili bersagli militari (ferrovie e nodi di scambio, centri abitati, centri militari etc.) e la robustezza delle strutture. Fu scelta, a tal proposito, la Rocca di Sassocorvaro, presso Montefeltro. Per maggiore sicurezza, la struttura fu dotata di muri antischegge e anticrollo e di un impianto antincendio, furono chiuse le porte e le finestre e realizzato un sistema di allarme. Le opere cominciarono ad essere portate nella Rocca dal 6 giugno 1940, come ricordava tempo fa lo stesso Rotondi, all’interno di una vecchia Balilla. Giunsero qui dapprima le opere da Urbino (La Flagellazione e la Madonna di Senigallia di Piero della Francesca, la predella del Corpus Domini di Paolo Uccello), da Ancona (due tele di Tiziano e del Crivelli) e da Jesi. Ad ottobre iniziarono a confluire anche le opere provenienti da Venezia, tra cui sono da ricordare La Tempesta di Giorgione ed i quadri di Mantegna, Tintoretto, Tiepolo, etc. Questa operazione fu fin dall’inizio vincolata alla segretezza e per coprire i movimenti degli addetti ai lavori, il rifugio venne definito “il Ricovero”.

Ben presto lo spazio per collocare queste opere si esaurì: si contarono all’interno della Rocca 6509 pezzi, inviati anche da Roma e Milano, da quanti (sovrintendenti, vescovi e studiosi) volevano mettere in salvo le proprie opere. Rotondi fu nella necessità di trovare altri luoghi sicuri: quelli più adatti allo scopo furono il Palazzo dei Principi di Carpegna, nel Montefeltro, e presso il Castello di Urbino. Un momento critico fu quando i tedeschi, in ritirata, si rifugiarono nella Rocca di Sassocorvaro.

Un ulteriore atto meritorio del prof. Rotondi fu quello di aver protetto, in tale occasione, le opere d’arte sia dai bombardamenti che ne seguirono sia dall’avidità del reparto tedesco.

In ricordo di questo episodio, nel 1999 il giornalista Salvatore Giannella ha scritto il libro “L'Arca dell'Arte”, in collaborazione con lo storico pesarese Pier Damiano Mandelli. Allo stesso argomento Giannella ha dedicato la sceneggiatura del film documentario per Rai Educational – La storia siamo noi “La lista di Pasquale Rotondi”, che ha vinto il premio della Presidenza della Repubblica all'Art Doc Film Festival di Roma 2005 come «miglior film dedicato all'arte italiana». Giannella è ideatore del progetto “Arca dell'Arte” e coordinatore della giuria del Premio Rotondi.

Nell’immediato dopoguerra, negli anni tra il 1949 ed il 1961, il prof. Rotondi ricoprì la carica di Soprintendente di Genova e si dedicò all’insegnamento della Storia dell’arte presso l’università. È di questo periodo la pubblicazione dei volumi sul Palazzo Ducale di Urbino, a cui seguirono i volumi della Storia dell’arte italiana.

Dal 1961 diresse l’istituto centrale del Restauro a Roma, ricoprendo una posizione attiva durante l’emergenza nata dall’alluvione di Firenze. Nel 1974 arrivò la nomina del Vaticano a consulente per il restauro della Cappella Sistina.

A buon ragione Rotondi viene a tutt’oggi definito come lo “Schindler delle opere d’arte” o “della bellezza” ed il “Perlasca dell’arte”, ma per oltre quarant’anni dell’impegno di quest’uomo non si seppe più nulla. Nel 1984 l’allora sindaco di Sassocorvaro, Oriano Giacomi raccolse la testimonianza di un abitante del posto, che ricordava di aver aiutato questo professore a trasportare le casse di quadri che arrivavano continuamente alla rocca del paese. Lo stesso Giacomi, dopo aver raccolto alcune testimonianze, si mise sulle tracce di Rotondi, rintracciandolo a Roma, dove aveva assunto l’incarico del restauro della Cappella Sistina.

Questa è la descrizione dell’incontro così come riportato nel sito www.lastoriasiamonoi.rai.it “Oriano Giacomi lo raggiunge al centro della piazza e lo ferma timidamente: «Mi scusi, – azzarda – è lei il professor Pasquale Rotondi?. Al che il professore si ferma incuriosito “ – risponde – e lei chi è ?”.  “Sono il sindaco di Sassocorvaro”, afferma Giacomi con un sospiro. Rotondi lo guarda per un attimo pensieroso, poi si apre in un sorriso e dice: “Era ora che vi ricordaste di me”. Da questo momento in poi ottenne molti riconoscimenti dalle città italiane e dallo stato, tra cui la cittadinanza onoraria da parte di Urbino nel 1986. Morì a Roma il 2 gennaio del 1991.

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