La storia
Diocesi originaria e attuale : Montecassino
La chiesa di S. Antonio abate è situata fuori dal centro abitato di Castelnuovo, tanto che nelle fonti è altrimenti nota con l'appellativo “Ca(m)pestribus extra dictum castrum”.
Le sue origini risalgono alla seconda metà del XI sec. quando l'abate Desiderio per impedire agli abitanti del castrum Fractarum (Ausonia) di arrecare danno all'abbazia costruì un “castellum”sul monte Peranus. Il territorio di Castel Nuovo Parano e la chiesa rimasero sotto la giurisdizione del cenobio cassinese fino all'eversione dei beni feudali quando i possedimenti del monastero furono incamerati dal demanio regio. L'edificio è ancora adibito al culto ed è il risultato dell'ampliamento della chiesa primitiva.
Opere ad affresco sono presenti sulle pareti della nave maggiore e nelle tre absidi. Vanno distinte almeno due campagne pittoriche, la più antica assegnabile ai primi anni del Duecento, la seconda costruita prevalentemente da pannelli votivi con santi, riferibile al XIV secolo avanzato. Le pitture emergono con difficoltà dagli strati di intonaci dipinti.
Gli affreschi
Cristo in gloria (abside)
Secolo XIV (seconda metà)
Nella calotta absidale è raffigurato Cristo benedicente in gloria tra quattro figure angeliche. Ispirato forse all'affresco che, come vedremo, gli preesisteva nella decorazione precedente, il Cristo troneggia entro la mandorla, simbolo della sua natura divina, tra angeli che lo trasportano in cielo secondo un'iconografia derivata da quella dell' Ascensione. Lunghi capelli ondulati e nimbo crucesignato circondano la testa che, per dimensioni e lineamenti marcati, s'impone sul resto meno monumentale della figura. L'affresco, opera di mediocre qualità, presenta una composizione essenziale con una gamma cromatica povera e priva di motivi decorativi.
Santo vescovo santo monaco sant' Antonio abate, san Giacomo (Secolo XIV)
Sotto la calotta absidale la decorazione proseguiva con una cornice dipinta a mensoline aggettanti e una serie di pannelli con santi, parzialmente distrutta dalla lancetta che venne successivamente aperta al centro dell'abside. Lo stato precario di conservazione di questi riquadri, completamente perduti nella parte inferiore, rende difficoltoso il riconoscimento delle figure ivi rappresentate.
Cristo in maestà tra due arcangeli; Vergine e teoria di apostoli (abside)
Secolo XIII (inizio)
La preziosa veste e i calzari rossi che affiorano sotto la figura di Sant'Antonio, a destra della finestra absidale appartengono allo strato più antico di affreschi che decorava l'abside.
Si tratta, infatti della veste e dei piedi di uno dei due arcangeli che nella composizione romanica erano a guardia del trono della Maiestas Domini. Del trono sopravvivono parte dei montanti diademati e il panneggio bianco che copriva la seduta, davanti alla quale sono ancora visibili i piedi del Redentore poggiati sul suppedaneo ad emiciclo, simbolo della sfera celeste. Nello zoccolo dell'abside, infine al di sotto di una cornice a bande rosse e blu, è il gruppo dei dodici apostoli che fa ala alla figura centrale della Vergine. Questa, innalzata su un gradino, è purtroppo attraversata da una grossa lacuna che cancella completamente la parte centrale della figura. Secondo i tradizionali criteri iconografici, un gruppo così composto avrebbe dovuto commentare una scena di Ascensione in luogo della quale invece, era raffigurata una Maiestas Domini.
L'autore degli affreschi di Castelnuovo doveva possedere una buona tecnica pittorica; egli rivela la sua maestria nella resa dei panneggi, percorsi da rivoli di luce e da mille pieghe ricadenti negli orlil serpentinati , nel concerto armonico di colori che sulla base del bianco delle tuniche si compone dei toni del verde, del rosso del giallo dei palli. Concludono la composizione, in basso, un finto tendaggio color ocra, e ai lati, due colonnine tortili dipinte.
Due Santi ( parete sinistra)
Secolo XIII (inizio)
San Giacomo ( parete sinistra)
Secolo XIV
Un martire e una martire ( parete destra)
Secolo XIII (inizio)
Figure offerenti
Secolo XIII (inizio)
Il passaggio verso la navatella destra, praticato in epoca tarda nel tratto successivo della parete, distrusse quasi completamente una composizione che non aveva forse un carattere esclusivamente iconico devozionale. Attualmente è possibile distinguere quattro piccole figure disposte in progressione una dietro l'altra, coperte da ampi mantelli, che sembrano levare le braccia verso l'alto, forse verso una figura centrale di cui ormai non rimane più nulla se non qualche labile traccia nella parte inferiore del riquadro, accanto allo stipite della porta.
Testa di santo (parete destra)
Secolo XIII (inizio)
Santo monaco (parete destra)
Secolo XIII (inizio)
San Leonardo (parete destra)
Secolo XIII (inizio)
Al di là di una seconda interruzione del tessuto pittorico, è dipinta una terza figura di santo ascrivibile sempre al ciclo pittorico più antico. La presenza delle catene che, rette dalla mano destra, scendono lungo il fianco, permettono di identificarla con San Leonardo. Il san Leonardo di Castelnuovo presenta un abbigliamento singolare, più militare che religioso, costituito da un manto rossastro appoggiato sulle spalle e ricadente per un lembo sul davanti e da una veste verde acqua stretta in vita e decorata da un pettorale gemmato e da plsi rabescati, decisamente modellata su esempi bizantini. La mano destra stringe le catene mentre la sinistra, velata dal manto, reca un prezioso libro con legatura dorata e gemme incastonate.
Madonna con Bambino tra Santa Caterina d' Alessandria e santa Maria Maddalena
(parete destra) Secolo XIV (seconda metà)
A destra della Madonna è dipinta la figura sbiadita di una santa molto probabilmente la Maddalena, in veste rossa e manto giallo, è circondata da un alone dorato, ciò che rimane, presumibilmente, dei lunghi capelli biondi che un tempo le scendevano lungo il corpo, e reca con entrambe le mani un oggetto in cui si può riconoscere la pisside dei balsami.
Santo (parete destra) Secolo XIII (inizio)
Conclude la decorazione della parete una figura di santo che per dimensioni si distingue da tutti gli altri, raggiungendo un ‘altezza di quali 3 metri. La monumentale figura, opera di buon livello qualitativo, è in posizione frontale e benedice con la mano destra, raffigurata in perfetto scorcio davanti al petto. Indossa una veste rossa stretta in vita, con maniche cilestrine bordate e un manto ricadente dalla spalla sinistra impreziosito da piccoli motivi di perline a gruppi di tre. La veste è definita da sottilissime lumeggiature bianche e l'incarnato del volto e della mano benedicente. È reso con uno straordinario effetto di sfumato e, al tempo stesso, di superficie levigata quasi fosse marmo. L'identificazione del santo rimane oscura.
Deesis ( Cristo tra la Vergine e il Battista) (absidiola sinistra)
Secolo XIV (fine)
Le absidi laterali sonol affrescate con pitture databili al tardo Trecento, se non addirittura all'inizio del secolo successivo. L'abside della navatella sinistra è occupata da Cristo benedicente in trono tra la vergine e Giovanni Battista, entrambi raffigurate con le braccia incrociate sul petto in atteggiamento di preghiera; al di sopra di essi in un campo stellato è dipinto l'agnello con lo stendardo della Resurrezione. Secondo un' iconografia orientale l'allinemaento di queste tre figure allude al Giudizio Finale. L' affresco è opera di un pittore forse di ambito napoletano, ma certamente informato del linguaggio pittorico del Trecento toscano e centro italiano, sensibile agli effetti decorativi e cromatici, alle linee avvolgenti e sinuose delle vesti e ad un generale sentimento di pacatezza.
San Lorenzo (absidiola destra)
Secolo XIV (fine)
L'absidiola di destra mostra la figura di San Lorenzo entro una cornice a finto intarsio cosmatesco. Il santo è raffigurato ancora secondo la maniera bizantina, frontale e statico, in una preziosa dalmatica intessuta di gemme. Primo diacono di Roma al tempo di Sisto II, ricevette dal papa, condannato al martirio, il compito di custodire il tesoro della Chiesa. Viene comunemente raffigurato con la graticola sotto i piedi simbolo del suo martirio, e talvolta con la croce astile che in qualità di diacono aveva il compito di portare in processione.
Di prezioso gusto tardo trecentesco sono i motivi decorativi della cornice, il cui utilizzo è assai diffuso nella pittura di ambito napoletano ancora nel Quattrocento.
LA STORIA CRITICA DEL CICLO
La prima notizia si deve a Pietro Toesca , che in una nota di due righe nel suo saggio sulla cattedrale di Anagni, definiva gli affreschi “quasi l'unica traccia” della scuola del pittore delle traslazioni (della cripta delle cattedrale di Anagni) e li datava intorno al 1200. una citazione marginale di Gianclaudio Macchiarella, nel suo studio sulla cripta di Ausonia ne apprezzava le qualità proponendo per essi un' esecuzione da parte di artisti greci odi “allievi locali” sicuramente educati in un diretto rapporto con il linguaggio tardocomneno diffusosi in Italia soprattutto grazie alle scuole dei mosaicisti attivi a Monreale. E' solo di questi anni la prima indagine critica esclusivamente dedicata agli affreschi riportati alla luce nell'abside di Castelnuovo Parano. Valentino Pace individua, accanto agli agganci con la cultura figurativa tardocomnena, evidenti punti di contatto con una cultura bizantina legata ad altri episodi figurativi orientali come gli affreschi di Mileseva. Secondo lo studioso il caso di Castelnuovo Parano costituirebbe un caso isolato nell'area campana, collegandosi ad una generica “maniera greca italomeridionale che sostanzia la propria grecità non solo con scelte di “stile” ma anche … di immagine, e che per assurdo che possa sembrare, grecizza persino ciò che dovrebbe essere pienamente occidentale. Esemplare in tal senso il caso di san Leonardo, un santo di Limoges, che assume qui capigliatura e vesti orientate su quelle dei santi militari bizantini. La datazione proposta da Pace si discosta leggermente da quelle due avanzate precedentemente, scivolando al primo trentennio del XIII secolo.
Schede di Paola Mathis ” Castelnuovo Parano Chiesa di Sant' Antonio Abate”.
estratte dal catalogo “Affreschi in Val Comino e nel Cassinate” a cura di Giulia Orofino
Edizioni dell' Università degli studi di Cassino anno 2000.
(Ultimo aggiornamento: 7 Luglio 2021)