Ferentino, città di fondazione ernica è tra le città ciociare ad avere il maggior numero di monumenti e di epigrafi romane he hanno lasciato testimonianza indelebile. Ferentino è munita di una poderosa cerchia muraria poligonale lunga 2500 metri, formata di enormi blocchi calcarei, incastrati tra di loro senza malta cementizia. Tali mura risalgono al IV secolo a. C. per la parte in opera poligonale, al II-I secolo a. C. per la parte in opera quadrata e all’età medioevale e moderna con la costruzione di torri. Nel circuito murario esterno si aprono cinque porte monumentali. Nel settore sud si apre la Porta Sanguinaria, che lega il toponimo, di probabile formulazione medievale, alla presenza nelle sue vicinanze di un luogo destinato alle esecuzioni capitali. Originariamente sormontata da un architrave monolitico, oggi presenta sulla sua sommità un arco a tutto sesto in conci radiali. Nel settore sud-est si apre la Porta Maggiore, detta anche Archi di Casamari, perché collocata sulla strada che conduce all’Abbazia cistercense di Casamari. La porta si presenta costruita in opera quadrata con due archi a tutto sesto in conci radiali a doppia ghiera, che si innestano perpendicolarmente al muro di cinta secondo il sistema difensivo delle omeriche porte “Scee” o “sinistre”. Le porte sinistre facilitavano la difesa della città da parte dei militi arroccati sulle mura, che costeggiavano la strada d’accesso alla porta. Nei pressi di questa porta è ubicato il monumento più interessante dell’età romana di Ferentino: il cosiddetto testamento di Aulo Quintilio Prisco, magistrato e patrono di Ferentino, vissuto nella metà del I secolo d.C.. Il singolare monumento è scolpito nella roccia del colle come un’edicola rettangolare, decorata da un frontone triangolare, sostenuto da pilastrini. Una lunga iscrizione onoraria celebra Aulo Quintilio ricordando le sue numerose cariche pubbliche e i benefici che procurò al popolo ferentinate. Un'altra porta scea a doppio arco si apre nel settore ovest delle mura esterne: Porta Montana, così denominata perché consentiva il raccordo con la zona montuosa della regione. L’aspetto attuale della porta risale ad un rifacimento settecentesco.
Nel settore nord-ovest si apre la Porta San Francesco, così denominata per la sua vicinanza con l’omonima chiesa, che i Francescani iniziarono a costruire all’interno delle mura cittadine sin dal 1250. A ridosso della porta, sormontata da un arco a tutto sesto, è addossata una torretta difensiva di epoca medievale. Nel settore ovest delle mura antiche si apre Porta Sant’Agata, detta anche del Borgo. Ebbe una notevole importanza in età antica perché attraverso essa la città si collegava direttamente con la Via Latina. Nel parapetto del balcone soprastante la porta fu murata un’epigrafe latina risalente al 213 d. C. e dedicata all’imperatrice Giulia Domna e a suo figlio Caracalla. A coronamento della città svetta la mole dell’Acropoli, capolavoro di ingegneria civile. Il grandioso terrazzamento su cui sorge l’Acropoli, risale al II secolo a. C. L’avancorpo meridionale è costituito da una imponente fascia muraria e la struttura, a pianta quadrangolare, presenta all’interno tre ambienti rettangolari, circondati da quattro corridoi, coperti da volte a botte.
All’Acropoli si accede per mezzo della porta di tipo “sceo”, detta popolarmente del Fattore. Sul lato opposto all’avancorpo, 11 metri più in basso della sommità dell’Acropoli, si apre il cosiddetto Mercato, sorta di strada coperta risalente alla fine del II secolo a. C. La destinazione commerciale dell’edificio è suggerita dalla sua vicinanza al circuito murario esterno e in particolare alla Porta Montana, nelle cui vicinanze esisteva il Foro “pecuarium”, dove si effettuava il commercio del bestiame. Il Mercato consta di una vasta sala, lunga circa 24 metri, coperta da una volta a botte e fiancheggiata da cinque vani o botteghe a pianta rettangolare, aperti sul lato nord-orientale mediante ampie arcate a tutto sesto. Singolare è la porta di accesso, alta circa 7 metri.In prossimità di Porta Sanguinaria, nel II secolo a.C. sorse il Teatro, scoperto agli inizi del XX secolo dall’archeologo Alfonso Bartoli nell’area di un giardino privato. Delle strutture antiche sono oggi visibili le gradinate della cavea e il corridoio di accesso all’orchestra e al proscenio.
(Ultimo aggiornamento: 9 Luglio 2021)