Parco Archeologico Fregellae ad Arce

Parco Archeologico Fregellae ad Arce

Il Parco Archeologico di Fregellae a Arce (Fr) . L’interesse della città di Fregellae, antica colonia fondata dai Romani nel 328 a.C., è dimostrato dall’importanza storica che la città ricopriva in antico: essa rappresentava infatti uno dei più notevoli centri del mondo romano in epoca repubblicana, costituendo una delle principali colonie latine. Al riguardo Fregellae offre un esempio raro, se non unico, di città così antiche; inoltre, dopo la sua distruzione nel 125 a.C., nulla fu costruito nel sito della città, fatto che ha permesso la conservazione di strutture appartenenti ad un’epoca così poco conosciuta, e perfettamente databile.

Le ricerche sul sito sono iniziate nel 1978 con la direzione scientifica del prof. Filippo Coarelli-Università di Perugia in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio, ed hanno permesso di individuare i nuclei principali della città antica: il Foro, con il complesso Curia-Comizio; un quartiere di case aristocratiche, che include anche le Terme pubbliche della colonia; il santuario di Esculapio, dio della medicina, e un altro tempio fuori dalle mura della città, dedicato ad una divinità femminile. Il quartiere aristocratico e le Terme sono visitabili grazie al Parco Archeologico di Fregellae, presso Isoletta d'Arce, mentre i reperti più significativi degli scavi sono esposti nel Museo Archeologico di Fregellae, nel vicino centro di Ceprano.

Il Parco Archeologico di Fregellae copre un’area di circa 28.500 mq, di cui 3.178 coperti. Realizzato per conto della XV Comunità Montana “Valle del Liri”, è stato inaugurato nel 1995 ed è tuttora in ampliamento. Il Parco ha reso visitabile una piccola parte di quanto scavato dagli archeologi, presentando una porzione significativa della colonia: quella di un quartiere abitativo aristocratico, uno dei più ricchi ed importanti di questa città. Nella stessa area il Parco comprende anche un edificio di grandi dimensioni, identificabile come Terme pubbliche, fra le più antiche portate alla luce nel mondo romano. Tale quartiere si apre sul decumano massimo, asse viario di primaria importanza, che conduceva al Foro, poco distante dall’area compresa nel Parco. Lungo questa via si aprono quattro padiglioni che coprono le strutture visitabili: le domus (termine latino per indicare la casa) e l’impianto termale della città. Le domus, visitabili lungo il lato Sud della strada, corrispondono al tipo della “casa ad atrio”, mentre, sul lato opposto, il padiglione più grande copre le strutture del grande edificio termale, che si estendeva quasi per l’intera lunghezza dell’isolato antico. Con la copertura delle case visibili si è voluto, fra l’altro, suggerire l’idea dello sviluppo dei volumi originali, non più conservati. Le domus scavate all’interno dell’area del Parco, ma ora ricoperte, sono ricordate attraverso le siepi del giardino che ne disegnano la pianta. Per la visita dei quattro padiglioni il pubblico è aiutato da pannelli, materiali didattici e supporti informatici.

Le abitazioni visitabili dimostrano diversi esempi di “case ad atrio”, caratterizzate cioè da un grande spazio centrale (atrium), intorno al quale si sviluppa un numero variabile di ambienti, e dotato di un’apertura nel tetto (compluvium) - principale fonte di luce - cui corrisponde al suolo una vasca di raccolta dell’acqua piovana (impluvium). Di notevole interesse sono i pavimenti: i più attestati sono quelli in cocciopesto (frammenti di terracotta, compattati con leganti), spesso decorati con tessere di calcare, a formare motivi geometrici. Altri pavimenti tipici a Fregellae sono quelli realizzati con piccole mattonelle in terracotta, di diverse forme. Lo scavo delle domus ha restituito notevoli materiali, esposti al Museo Archeologico di Fregellae.

1° PADIGLIONE: Prima tappa, dove i pannelli sono dedicati all’introduzione e presentazione generale del quadro storico-geografico della colonia, e del suo impianto urbanistico. L’interno mostra due abitazioni contigue appartenenti alla tipologia più semplice delle case fregellane, con ambienti disposti sul fronte e sul retro della struttura, intorno al grande atrio centrale, dove è perfettamente conservato un raffinato esempio di impluvium (domus 17). Sul fondo è riproposta l’illustrazione di alcune fra le principali tecniche costruttive usate a Fregellae, con modello al vero di un muro di terra cruda (pisè) e pavimento in cocciopesto. Oltre la fine della domus, la copertura si prolunga con uno spazio dedicato alla sosta e ad eventuali proiezioni.

2° PADIGLIONE: La seconda tappa coincide col padiglione della domus 11, dove si presentano i caratteri stilistici e la decorazione architettonica delle case fregellane. In particolare si approfondisce la conoscenza dello spazio più significativo di queste domus: l’atrio con il suo sistema di copertura, il compluvium, che è qui ricostruito nelle linee essenziali, in terracotta e legno. Gli elementi in terracotta sono realizzati su calchi degli originali, rinvenuti durante lo scavo.

3° PADIGLIONE: Domus 7  Nel terzo padiglione si affronta il tema delle fasi edilizie: questa domus è la più grande e la più complessa fra quelle conosciute a Fregellae, e presenta due principali fasi, corrispondenti a due case sovrapposte. La pannellistica e la sistemazione museale privilegiano qui la messa in evidenza della sequenza cronologica e delle principali fasi portate alla luce durante lo scavo, con il quale si è "sacrificata" parte della seconda fase per mostrare la prima casa: quest’ultima è visibile anche da una pedana in rete metallica, che ripropone la forma e la quota di quanto asportato della casa superiore.

L’ultimo padiglione presenta un grande edificio pubblico: le terme cittadine. Si tratta di un ritrovamento di estremo interesse essendo sicuramente uno dei più antichi complessi termali rinvenuti in Italia, con ipocausto (sistema di riscaldamento sotto determinati ambienti termali). L’edificio presenta anch’esso due grandi fasi edilizie. Tuttavia la musealizzazione interessa, al momento, la parte frontale dell’edificio, dove è conservata la fase più antica. I lavori del Parco, tuttora in corso, prevedono comunque la presentazione dell’intero edificio, con la sistemazione della restante parte, dove è stata scavata invece la fase più recente: questa occupava probabilmente l’intera lunghezza dell’isolato antico, ed era divisa in un settore maschile ed uno femminile. Fra i materiali provenienti dallo scavo sono da segnalare i telamoni (figure maschili in terracotta), che decoravano alcuni ambienti delle terme, esposti al Museo Archeologico di Fregellae.

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