San Sisto I
San Sisto ebbe i suoi natali a Roma dalla famiglia Pastore (nome assai frequente tra i romani del II secolo). Il suo anno di nascita è ignoto. La tradizione lo vuole appartenente alla regione di Via Lata, centro animato della vita civile al tempo dell’Impero. Una seconda debole convinzione lo vuole “alatrense”, essendo a quei tempi Alatri un municipio e colonia romana. Il nome “Sisto”, probabilmente di origine greca, potrebbe anche significare che fu il sesto successore di San Pietro. Non c’è chiarito neanche quale dignità ricoprisse S.Sisto al momento della sua elezione a Sommo Pontefice. Si pensa però che fosse vicario o coadiutore di S. Alessandro.
Secondo il Liber Pontificalis, durante il suo pontificato diede 3 disposizioni:
• nessuno, ad eccezione dei ministri del culto, durante la consacrazione può toccare il calice e la patena;
• i vescovi che si sono recati presso la Santa Sede, al loro ritorno nella diocesi devono presentarsi con una lettera apostolica che conferma la loro piena comunione con il soglio di Pietro;
• dopo la Prefazio della Messa il sacerdote deve recitare il Sanctus con l'assemblea.
Secondo una leggenda fu lui ad inviare il primo missionario ad evangelizzare la Gallia, il vescovo Pellegrino. Il Catalogo Feliciano dei papi ed i vari martirologi lo indicano come martire sotto il crudele Antonino Pio, ma non ci sono dettagli sul tipo di martirio che patì. Alla sua morte, fu inumato nel sepolcreto della basilica Vaticana.
Fu Papa dal 115 al 125 D.C. Il suo predecessore fu Papa Alessandro e il suo successore Papa Telesforo.
L’ arrivo ad Alatri delle Reliquie di S. Sisto I Papa e Martire
Correva l’anno 1132, Rainolfo, conte di Alife, decise di inviare degli ambasciatori a Roma per ottenere dal Papa Anacleto II° le reliquie di qualche santo con lo scopo di liberare la propria città dalla pestilenza.
Anacleto concesse l’urna delle reliquie di S. Sisto agli alifani che la caricarono sul dorso di una mula per far ritorno fiduciosi ad Alife.
Giunti ad un trivio, probabilmente nei pressi di Fumone, la mula non volle più saperne di proseguire per Alife e si avviò per un sentiero che conduceva ad Alatri. Nessun tentativo riuscì a far cambiare strada alla mula che si fermò nei pressi della chiesa di S. Matteo in località detta il Colubro, dove fu accolta dal Vescovo, dal clero e dal popolo alatrino. La mula proseguì il suo cammino dirigendosi senza esitazione verso l’acropoli e davanti alla cattedrale si inginocchiò aspettando che il Vescovo Crescenzio la liberasse dal suo prezioso carico.
Da quel momento Alatri fu liberata dal contagio e i cittadini fecero dono agli alifani di un dito del Santo.
S.Sisto aveva scelto la sua dimora: era l’11 gennaio 1132.
(Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio 2008)