Tutto quanto si riferisce a un certo tipo di iconografia e cioè il costume ciociaro, la modella e il modello di artista, la figura del brigante, del pifferaio e anche dello zampognaro e dell’organettaro, sono ancora oggi pagine parecchio sbiadite, quindi quasi sconosciute della Storia dell’Arte. Tale costatazione non prescinde però da un’altra presa di coscienza molto più significativa e attuale e che cioè tali iconografie -pur quasi, ripeto, sempre senza nome, se non contrabbandate con altri, ecco perché quasi sconosciute!- in effetti sono presenti sistematicamente nella gran parte dei musei e delle gallerie del pianeta e perciò quelle sicuramente le più abituali e quindi più note al pubblico visitatore! Se, per esempio, si prende atto che il Museo Rodin di Parigi ancora oggi non conosce o trascura perfino il nome di battesimo di quello che è da considerare il modello più conosciuto al mondo dell’arte, Pignatelli, così caro all’artista Rodin o che ancora ignora completamente la modella “bella come la Venere di Milo” che posò per la prima Eva, per la prima Donna accovacciata, per il celebre Torso di Adele, per la prima edizione del Bacio o, in aggiunta, che i vari Musei Matisse non conoscono chi sia la modella, la enigmatica ‘Lorette’ -ancora oggi gli eredi la connotano, storcendo il naso, come ‘la femme italienne’– che per parecchi mesi, quasi in clausura con l’artista, al quarto piano di Quai S.Michel, di molto contribuì, grazie parecchio alla sua intelligenza e sensibilità, a favorire l’apertura e il dischiudersi nell’artista di sentieri e orizzonti dell’arte prima inesplorati e che, oltre a ciò, fu eternata in almeno cinquanta opere -e qui ci arrestiamo, la elencazione non sarebbe breve!- offriamo le prove evidenti di quanto non dico lassismo e supponenza ma certamente noncuranza e indifferenza e, si dica pure, negligenza, contrassegnano il comportamento di tali nobili istituzioni -musei, ecc.- nei confronti dei modelli di artista ciociari!
Gli inizi e gli embrioni sono tutti in Valcomino, questa piccola valle sconosciuta perfino agli abitanti, conficcata nel Molise, a una diecina di chilometri dall’Abbazia di Montecassino: esiste la Ciociaria, palcoscenico della Storia tutto ancora da scoprire, non solo nella realtà folklorica; esiste il costume ciociaro, il soggetto più amato e più ripetuto nell’arte occidentale del 1800; esistono i modelli d’artista che hanno reso possibile con la loro presenza la creazione di capolavori incredibili nella storia dell’arte tra 1800 e inizi 1900 e che, ancora, hanno letteralmente inventato la professione e il mestiere del modello; esiste il primato della emigrazione grazie ai nomadi e agli artisti girovaghi non solo pifferari e zampognari ma anche venditori di fortuna e ammaestratori di cani e di scimmie e altro ancora, partiti da San Biagio Saracinisco, da certe frazioni di Picinisco, da Cardito frazione di Vallerotonda, da Villalatina, da Filignano e sue frazioni, località ignorate perfino dalla geografia, pertanto grondanti nostalgia e rimpianto e lacrime per tante creature che per primi hanno messo piede in Iscozia, a Londra, a Parigi, a Berlino già fine 1700; esiste la ciociarizzazione di Roma cioè la realtà storica a confermare che nel corso dell’ottocento i ciociari erano talmente prorompenti e imponenti e numerosi nella Città Eterna da essere ritenuti da tutti -dalle autorità ecclesiastiche stesse- i veri abitanti della città: nate e maturate in Valcomino, tutte queste realtà sono nei fatti glorie e conseguimenti non solo della Ciociaria ma dell’Italia e del Mondo Occidentale.
© Michele Santulli
(Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio 2025)